Santeramo in Colle
E’ un comune di 26.550 abitanti della provincia di Bari.
L’agro di Santeramo In Colle presenta i tipici tratti geomorfologici del territorio carsico: un substrato calcareo, con affioramenti rocciosi e presenza di lame, doline ed inghiottitoi. L’articolazione morfologica e vegetativa permette di individuare tre zone distinte: il Bosco, le Murge, le Matine. Il Bosco è la zona situata in direzione Bari, così chiamata perché anticamente vedeva la presenza di vaste estensioni di boschi di querce, oggi quasi del tutto estinti, che hanno lasciato il posto a terreni coltivati ed aree fortemente antropizzate. Le Murge sono l’elemento che caratterizza maggiormente il territorio di Santeramo e sono formate prevalentemente da rocce di natura calcarea, che lo attraversano da sud a nord dal Serrone a Murgia Sgolgore. Particolari sono le Quite, sulla Via Alessandriello, caratterizzate da una maglia ordinata di muri a secco (i parate), trulletti (i casédde) e specchie. Le Matine, in direzione Matera, sono rappresentate da una vasta pianura, un tempo paludosa, che costituisce la zona fertile del territorio santermano e sono caratterizzate da estese coltivazioni di cereali e dalla presenza di numerosi insediamenti rurali.
Le origini di Santeramo affondano le radici in un lontano passato. Rinvenimenti di tradizione greco-romana nel perimetro del nucleo storico testimoniano l'esistenza almeno in epoca classica di un centro abitato Studiosi, soprattutto di lingua germanica, identificano il sito dell'attuale centro di Santeramo con quello di LUPATIA. In quella zona presenta un reticolo viario, molto fitto, in gran parte utilizzato per la transumanza del bestiame, che affonda le sue radici nelle culture pastorali dell'età del Bronzo. Il riferimento va al 1800-1500 a.C. Le principali tra le antiche strade sono la cosiddetta via di Montefreddo che partendo dalla costa adriatica a Giovinazzo, per Bitonto, Palo, Grumo, Masseria la Servella, Masseria Mercadante, Corte Finocchi giungeva a Santeramo e di qui con il nome via della Morsara, per Laterza e Ginosa raggiungeva lo Ionio a Metaponto.
In parole povere dalla zona dove oggi è Santeramo, si dipartivano due vie della transumanza: una che raggiungeva l'Adriatico e l'altra che raggiungeva lo Ionio. Un documento del 1136, il più antico che fa menzione di Santeramo e della chiesa di S. Angelo, ha posto in risalto la presenza di strade, stradelle e piste che sono indicate nel documento, formanti una ragnatela, utili a collegare i centri abitati e le varie località. Così la strada che unisce la Matina a Bitetto, la strada Mellitto per Matera, il reticolo che collegava Santeramo con Bitetto e Gravina. Una di queste strade è la più breve per collegare Bari, che nella cartina è su, con Matera, che si trova giù, che erano in età medievale i centri più importanti della Puglia Centro-Settentrionale. E a ricordarlo ancora la Gravina-Santeramo è un diverticolo della via Appia che dipartendosi da questa all'incrocio con l'attuale statale 99 ove è il ponte Padula-Cartena, dirigendosi ad est e attraversando i territori del Casale, oggi Casal Sabini, da tempi recentissimi Casal Sabini, e dalla Guardiola per giungere a Santeramo prosegue per Gioia, Noci, Alberobello, Locorotondo, Cisternino, giungendo ad Ostuni e alla sua marina, dove in età medievale era un porto. Questo fitto reticolo viario, unito alla disponibilità offerta dai laghi, come il lago Travato, ancora oggi vivo e vitale, sono sufficienti a giustificare la fortuna che ebbe in epoca molto antica la grotta carsica di S. Angelo come santuario di pellegrinaggio." Dalle migliaia di graffiti ed iscrizioni visibili sulle pareti si ipotizza che i pellegrini fossero molti.
Nel territorio comunale sono disseminate un po' ovunque le tracce di insediamenti umani preistorici e protostorici che a partire dall'età neolitica, rappresentata a Pedali di Serra Morsara da ceramica impressa e graffita su selce e ossidiana, percorrono tutto l'arco delle civiltà e delle epoche successive.
Vasi, monete, armi, oggetti d'uso quotidiano peuceti, greci, romani sono stati reperiti in gran numero in varie località. La parte meridionale dell'agro santermano è interessata tuttora dal percorso dell'antica via Appia nel tratto tra Venusia e Taranto. Nella località di Viglione è da vedersi il sito della Mansio di Sublupatia citata negli itinerari romani. Il nome attuale deriva dal patrono Erasmo di Antiochia, martire nell'età dioclezianea che secondo la leggenda l'avrebbe fondata.