Il film Terra Madre…

Terra madre – Recensione  

Regia: Ermanno Olmi – Cast: Ampello Bucci, Maurizio Gelati, Carlo Petrini, Pier Paolo Poggio, Marco Rizzone, Aldo Schiavone, Vandana Shiva, Angelo Vescovi – Genere: Documentario, colore, durata 78 minuti – Produzione: Italia 2008 – Distribuzione: Bim Distribuzione – Data di Uscita: 08 Maggio 2009

 

“Terra Madre” di Ermanno Olmi è un documentario che riflette su un tema molto importante: l’alimentazione nel mondo. L’idea è nata con l’intento di informare sui progressi messi in opera, nel tentativo di garantire un futuro migliore a tutte le popolazioni della terra, con la speranza di una presa di coscienza della necessità, ormai impellente, di porre fine allo sfruttamento esasperato della terra, ed evitare danni irreversibili. Il film è introdotto da una voce fuori campo che racconta la storia di uomo che ha scelto l’isolamento nel suo piccolo mondo, in cui convive con la natura in modo sano e tradizionale, rinunciando ai benefici dell’industrializzazione. Scorrono sullo schermo immagini rivelatrici dell’esistenza del contadino e poi sono alcuni protagonisti del forum di Terra Madre 2006 e 2008 a parlare: Vandana Shiva (Presidente della Commissione internazionale sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura), contadini, pescatori, allevatori e tutti coloro che hanno scelto di stare dalla parte della terra, amandola e rispettandola, e che traggono il necessario per vivere dignitosamente senza chiederle troppo. Il viaggio virtuale, iniziato con la conferenza di Torino, continua sull’isola di Svalbard, in Norvegia dove è sorto un innovativo “giardino dell’Eden sotto zero”: la Banca mondiale dei Semi, in cui si conservano migliaia di sementi diversi. Poi le immagini cambiano radicalmente e ci si accorge di essere in una terra calda, l’India, nei pressi di Dehradun (regione Uttaranchal) dove si raccoglie con metodi rigorosamente tradizionali il riso, e poi nella fattoria di Vandana Shiva, dove sono custoditi i semi di riso, tramandati di generazioni in generazione. Infine si arriva in Italia, in Veneto, nella casa ormai vuota del contadino di cui ci aveva parlato il narratore all’inizio. Quest’uomo, scomparso nel 2003, ha vissuto per quarant’anni, dei soli frutti della sua terra e del legno del bosco lì vicino, grazie al quale ha costruito utensili, suole per le scarpe, si è scaldato in inverno, e dal quale ha preso le foglie per riempire il materasso su cui riposare. In seguito assistiamo a dettagliate riprese di un ecosistema: i colori sgargianti e i rumori tenui, appena percepibili della vegetazione, lacerata improvvisamente dall’assordante rombo dei motori di un aereo che la sovrasta e che rompe la tranquillità del suo silenzio. Ma poco dopo il silenzio torna a regnare nuovamente fra i fili d’erba, le albicocche, e i rovi di more. Nuovi scatti ci portano sulla terra di un contadino in Alto Adige, lo abbiamo visto sollevare la terra imbiancata di neve con la vanga, muoverla e poi seminarla. Le riprese dei particolari, in questo documentario molto numerose, hanno mostrato mani che scendevano fino a prendere la terra fra le dita, come ad accarezzarla, maneggiare mandorle e tenerle nel palmo come se fossero monete d’oro. Quello che resta dopo i 78 minuti di visione è uno strano senso di pace che riassume il messaggio del film: vivere diversamente e meglio è possibile, attraverso un cambiamento di rotta, all’insegna della produzione di cibo sano, prodotto in modo sano, che quindi rispetti la natura e le sue regole. Il destino sembra essere dunque nelle mani delle giovani generazioni che possono imparare molto da coloro che utilizzano le risorse della terra senza distruggerla: contadini, pescatori e allevatori che fanno il loro mestiere seguendo i metodi della loro antica tradizione. L’intervento di Sam Levin alla conferenza di Terra Madre 2006 è un esempio di come dai giovani possano partire i primi segnali positivi: questo studente statunitense di soli 15 anni, ha ideato e creato il Progetto Germoglio, adottato poi da altre scuole, che consisteva nella realizzazione di un orto di cui si sarebbero occupati gli studenti, e che è riuscito a raccogliere cibo a sufficienza per la mensa scolastica, attraverso, appunto, tecniche tradizionali. Il documentario è stato prodotto dalla Cineteca di Bologna e della ITC Movie, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione cinema, e della Film Commission Torino Piemonte, uscirà nelle sale l’8 maggio 2009.

 

Elisa Donini

 

Fonte:  www.informazione.it

 

Trailer Terra Madre  www.youtube.com/watch?v=C8XeApI57Qw&hl=it 

La follia di Marino…

 

“La follia di Marino,

quando il panino diventa poesia ”

 

                                                        

Giovedì 14 maggio ore 20.30

Ristorante – Pizzeria “Il mondo di Bea”

S.P. per Putignano n° 3055 Gioia del Colle (Bari)

 

 

Un inedito ed originale evento serale dedicato ad un menù, dall’antipasto al dolce, con un solo protagonista “il panino”.

Un incontro a base di gusto, originalità, fantasia, condito dall’utilizzo rigoroso di soli ingredienti tipici del nostro territorio.

Ricordiamo infine che durante la serata premieremo i vincitori del concorso  “I magnifici dieci”. Un appuntamento da non perdere.

MENU’

ANTIPASTI

 

– Degustazione di vari tipi di pane casereccio, prodotto con lievito madre, di differente composizione e ingredienti, cotti nel forno a legna.

PANE CON CIPOLLE

PANE CON ASPARAGI

PANE CON OLIVE

PANE CON CIPOLLINE E OLIVE

PANE DI GRANO DURO

PANE DI GRANO TENERO

 

– Bombette surprise

PRIMO

 

– Panini di semola di grano duro a lievitazione naturale cotti nel forno a legna, con:

CREMA DI FORMAGGIO DI FOSSA

FAVE SPUNTATE (SPEZZECATE)

MARMELLATA DI CIPOLLA

LARDO DI FAETO

SCAGLIE DI PECORINO

MOUSSE DI ACETO BALSAMICO

   

                                                           SECONDO

 

 

– Panini di farina di grano tenero cotti nel forno a legna a fuoco lento, con:

CREMA DI RICOTTA FORTE

FILETTO DI MAIALE

PATE’ DI MELANZANA E SEDANO

FORMAGGIO CAPRINO

CRUDITE’

GOCCE DI VINCOTTO E DI FICHI

FRUTTA

 

– Fette di pane di Laterza di semola di grano duro a lievitazione naturale cotte nel forno a legna, con:

PECORINO

MIELE

MELONE CANTALUPO

MANZO COTTO

DESSERT

 

– Fette di pane di Altamura, di semola di grano duro a lievitazione naturale cotte nel forno a legna con:

RICOTTA DI CAPRA

NOCE MOSCATA

FRAGOLE

MOUSSE DI ACETO BALSAMICO

VINO PRIMITIVO DA MARINO

 

ACQUA MINERALE

 

 

 

Informazioni, prenotazioni e costi:

Maria Grazia 339.8206479 – Domenico 393.9887653 – Pino 348.3436174

 

Assemblea di Condotta

 

Ordine del giorno

 

1) Resoconto sulla Prima Assemblea Nazionale delle Condotte

                                                        Fiumicino, 20-22 marzo 2009

 

     2) Approvazione del Bilancio 2008

 

3) Varie ed eventuali

 

  

 

Laboratori del Gusto

  

Vini in degustazione:

Moscato d’ Asti

Sauternes

Porto Vintage

Passito di Pantelleria

Capitelli ’05       Anselmi

 

 

Formaggi in abbinamento

Erborinato

Caciocavallo stagionato in grotta

Pecorino stagionato

 

 

Pasticceria secca di Pane & Pace www.paneepace.it  

 

 

 

Relatori Francesco Muci e Adele Ninni

 

 

 

Informazioni, prenotazioni e costi:

Maria Grazia 339.8206479    

Francesco 338.5056501   

Gregorio 328.0125245

 

 

 

 

Il Laboratorio del Gusto è la formula, inaugurata da Slow Food al Vinitaly di Verona del 1994 nel contesto della rassegna Gran Menu, ideata per realizzare il progetto di Educazione del Gusto, obiettivo-chiave del movimento.
I Laboratori del Gusto sono la dimensione caratterizzante di tutte le manifestazioni Slow Food: al Salone del Gusto, a Cheese e a Slow Fish, ma anche in centinaia di eventi organizzati sul territorio, in Italia e all’estero, i Laboratori sono presenti con la formula che li ha resi famosi.
Si tratta di degustazioni speciali guidate da esperti del settore enogastronomico e dell'Associazione coadiuvati da valenti artigiani e produttori, cuochi e selezionatori che accompagnano i partecipanti alla scoperta dei prodotti dell’enogastronomia di eccellenza.
Il tutto in modo consapevole e gioioso, competente e gratificante: i partecipanti possono toccare con mano, annusare, assaggiare, confrontare quanto viene descritto e raccontato, interagendo con i relatori.

                                                       

L’uovo a Pasqua

 

"Omne vivum ex ovo", “ Tutti i viventi nascono da un uovo" affermavano gli antichi romani. E’ da tempi lontani che l’uovo viene circondato da un' aurea di mistero ma con significati precisi e diversi tra di loro. Gli antichi filosofi egiziani asserivano che l’uovo rappresentava il cosmo perché portava con sé i quattro elementi che lo compongono, aria, terra, acqua e fuoco. Il guscio la terra, il tuorlo il fuoco, l’albume l’acqua, l’aria che li avvolge e custodisce. Secondo credenze pagane e mitologiche del passato, il cielo e la terra erano considerati due emisferi che andavano a creare un unico uovo  e le uova portavano la nascita della vita. Le uova, sicuramente per la loro forma molto particolare, hanno sempre rivestito nell’immaginario collettivo un ruolo ancestrale, simbolo della vita che porta dentro ma anche del mistero, della sacralità.  L' uovo magia visto come simbolo di fertilità. L’uovo cosmico, legato ai miti della creazione del mondo e dell’universo. L’uovo simbolo da cui esce un essere vivente, sia uomo che animale. L’uovo evento, sicuramente misterioso per i primitivi. Già nell’antichità i greci, i cinesi, i persiani, gli egiziani decoravano le uova e li usavano come dono all'arrivo dell’equinozio di primavera, data di inizio del nuovo anno che si basava sulle stagioni. Le uova ricevute in dono erano considerate ricche di potere e sacralità, addirittura venivano sotterrate sotto le case per allontanare le malattie e i maligni. Nei matrimoni la giovane sposa passava sopra le uova prima di entrare nella nuova casa. Nelle donne incinte l’uovo veniva adagiato sul grembo per scoprire il sesso del nascituro. All’arrivo della primavera gli uccelli preparano il nido e lo riempiono di uova, da millenni è il simbolo associato al risveglio della natura. Secondo il paganesimo l'uovo è simbolo di fertilità, dell'eterno ritorno della vita, si scambiavano le uova di gallina all'avvento della primavera. Gli israeliti avevano la consuetudine di portarlo in dono agli amici o lo regalavano a chi festeggiava il compleanno, l’uovo è il simbolo perfetto di tutto ciò che nasce. Per le tradizioni cristiane, ricadendo la festa di Pasqua nella stagione dell’Equinozio, l’uovo diventa simbolo della rinascita non solo della natura ma dell'uomo stesso, quindi della morte e resurrezione di Gesù Cristo. Nell’iconografia cristiana acquista anche una simbologia particolare, l'uovo viene usato come simbolo di conoscenza e comunicazione della Resurrezione. Si racconta che Maria giocava con Gesù quando era bambino colorando le uova. Quando Gesù viene imprigionato, la madre Maria porta in omaggio a Ponzio Pilato un cesto dorato pieno di uova per implorarne la liberazione. Al rifiuto di Ponzio Pilato, Maria lascia cadere il canestro con tutte le uova che si disperdono rotolando in ogni angolo della Terra. Dopo il martirio di Gesù, il giorno di Pasqua, Maria torna al sepolcro, lo trova aperto e sul ciglio della strada vede delle uova rosse, raccoglie un uovo colorato e lo presenta all'imperatore per testimoniare la Resurrezione del Cristo. L’uovo colorato diventa testimonianza. Andare in chiesa con in tasca un uovo nato il Giovedì Santo aiuta a smascherare i miscredenti e le streghe! Un uovo lasciato in ciascuno dei quattro angoli del campo, nei solchi arati, aiuta invece ad avere un abbondante raccolto. Gli ortodossi celebrano la ricorrenza dei morti il venerdì successivo al giorno di Pasqua. In questa occasione qualcuno ancora colora le uova di rosso e le mette sopra le tombe dei propri cari come augurio di felice pace ultraterrena. L'usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò anche nel Medioevo come regalo alla servitù. Nel tempo si consolidò la diffusione dell'uovo come regalo fra i doni di pasqua, diventando dolce e simbolo della tradizione pasquale assieme alla colomba.

 

 

"Omne vivum ex ovo" .

Con la rivoluzione industriale e attraverso il lavoro di esperti studiosi di microrganismi, verso il 1830 al botanico Schleiden e al fisiologo Schwann viene riconosciuto lo studio della costituzione cellulare di tutti i viventi, che sentenziarono “Omnis cellula e cellula", "Ogni cellula nasce da una cellula”.L’uovo perde la connotazione iniziale di  "Omne vivum ex ovo" diventando inadeguato. Alla fine dell'Ottocento viene quindi accolto il principio universale  "Omne vivum e vivo",

"Tutti i viventi nascono da un vivente”!

 

 

PILLOLE

I dolci pasquali confezionati con le uova fresche, i pani, le focacce con dentro l’uovo, le colombe, e soprattutto le uova di cioccolato con la sorpresa, sono il dono simbolico con cui si augura gioia e felicità.

 

 

Come colorare le uova in modo naturale.

Le uova crude vanno cotte direttamente insieme al colore oppure alle foglie, poi fatte raffreddare nell'acqua. Se aggiungerete dell'aceto i colori resteranno più brillanti. 

Come ottenere i colori:

Le bucce di cipolla cotte e le foglie di tè colorano di marrone;

Le foglie di edera e l’ortica colorano di verde;

Lo zafferano cotto e il cumino colorano di giallo;

Il succo di rape rosse colora di rosso. 

 

 

 

RICETTE

 

Come far diventare l’uovo fritto un piatto molto gustoso e assolutamente non scontato.

 

Uova fritte all’Aglianico

Ingredienti e dosi per 4 persone

4 uova

2 bicchieri di vino rosso Aglianico

1 cipolle

1 porro

Strutto qb

1 cucchiaio di zucchero a velo

1 cucchiaio di farina 00

4 fette di pane

Aglio

Burro

Sale

Preparazione
Scaldate il vino ad alta temperatura facendolo sfumare dell’alcol.
Tritate la cipolle e il porro e fate rosolare  in un po' di strutto, cospargete il tutto con un cucchiaio di zucchero a velo. Quindi unite il cucchiaio di farina e mescolando aggiungete il vino sfumando e un bicchiere di acqua. Salate, pepate e lasciate cuocere per circa 10 minuti.
Intanto arrostite da tutte e due i lati le fette di pane senza corteccia, sfregateci sopra l'aglio.
Friggete le uova e dopo aver cotto la salsa, versatela in un vassoio, adagiateci le fette di pane e sopra di esse le uova.

 

Uova fritte su crostoni di pane al caciocavallo lucano aromatizzato
Ingredienti e dosi per 4 persone

4 uova

4 fettine sottile di caciocavallo

4 fette di pane casereccio senza corteccia

4 acciughe sotto sale

Burro q.b.

Sale q.b.

Preparazione
Dissalate e diliscate le acciughe, e ricavate 8 filetti. 
Mettete una noce di burro in una padellina e fate dorare le fette di pane da un solo lato. 
Disponete le fette di pane in una teglia adagiandole sul lato fritto.

Ponete una fettina di caciocavallo ed un filetto di acciuga su ogni fetta di pane.
Mettete la teglia in forno moderato per permettere al caciocavallo di fondere lentamente. 

Nel frattempo in una padella versate il burro, fate sciogliere e aggiungete i restanti filetti di acciughe. Mescolate con una cucchiaio di legno.

Friggete le quattro uova in un tegame capiente facendo attenzione a non farli attaccare l’uno all’altro, oppure friggetene uno alla volta.
Togliete la teglia dal forno, deponete un uovo fritto su ogni crostone e versate sopra la salsina di burro e acciughe. Servite caldo.

 

 

Uova sode

Mettete in un pentolino le uova che volete preparare.

Aggiungete acqua fredda fino quasi a coprire interamente le uova.

Versate nell'acqua un pizzico di sale cosi l'uovo rimane intero.

Lasciate bollire per 5 minuti le uova, chiudete i fuoco e fatele raffreddare nella stessa acqua.

Le uova sode, se non servono subito non sbucciatele, le aprirete al momento di consumarle, altrimenti anneriscono.

 

 

Uova alla cocque
Mettete in un pentolino le uova che volete preparare.

Aggiungete acqua fredda fino quasi a coprire interamente le uova.

Mettete sul fuoco e fate bollire.

Lasciate bollire 2 minuti per avere le uova per ottenere la coque.

Una volta trascorso il tempo necessario mettete il pentolino con uova ed acqua sotto il rubinetto e fate scorrere l'acqua fredda in modo da raffreddare le uova.
Quando riuscite a prenderle in mano mettetele nell'apposito portauovo.

Mettete l'uovo nel portauovo con la parte più appuntita rivolta verso il basso, in questo modo in alto resta una sacca d'aria che vi permetterà di aprire l'uovo senza il rischio di far colare il tuorlo, dovete aprirlo con un coltellino seghettato.
Colpite delicatamente sino ad incidere il guscio e poi cercate di tagliare via la calotta superiore senza distruggerne il resto. L'apertura deve essere sufficiente a far passare il cucchiaino con cui poi lo mangerete. Aggiungete un pizzico di sale.

 

 

Uova al tegamino

Rompete le uova in padella con l'olio già caldo.

Insaporite con sale e pepe e, a piacere, spolverate di formaggio grattugiato.

L'albume deve risultare ben cotto, il tuorlo deve rimanere fluido, coprite e cuocete per 1 minuto a fuoco alto.

 

Logo Junior

Introduzione

 

Come esordire?

Vorremmo dire che siamo più propensi ad operare piuttosto che a parlare, ma forse è troppo presto per farlo J

 Il “reparto geriatria” ha pensato bene di garantire continuità allo spirito associativo gustoso e piacevolmente tipico dello Slow Food chiamandoci a rapporto! 

Un sabato pomeriggio di febbraio del 2008 il nostro fiduciario e condottiero Francesco Biasi, in qualità di Nonno Senior,  ci ha riuniti e ci ha fatti conoscere. Uniti dall’amore per la Madre Terra, dalla passione per  i suoi frutti, dopo una serie di sedute spiritiche, abbiamo, incuriositi e affascinati, accettato l’arduo compito. Siamo un numero in continua crescita di giovani under 30 ( limite che ci proponiamo di abbattere x rimanere + a lungo possibile insieme!), professionisti enogastronomici del territorio, cultori e semplici estimatori del buono , pulito e giusto .

Ci proponiamo di coinvolgere grandi e piccoli alla scoperta di una vita associativa che potrà sorprendere e allargare il vostro bacino di amicizie; per rendersene conto e partecipare è necessario:

·        dare un’occhiata alle iniziative promosse dalla nostra condotta partendo  subito all’esplorazione e diventandone complici.

·         preparare il proprio corpo alle sane e divertenti mangiate conviviali  

·        dare sfogo a quello che di più bello abbiamo: LA FANTASIA

La strada davanti a noi è ancora lunga e tortuosa, tanto c’è da fare, tanto ancora da imparare.

Mettici un po’ del tuo tempo libero, un pizzico di coraggio e tanta voglia di fare…

Questa è la JUNIOR SECTION: UNISCITI A NOI!

 

                                                                                                               

Le Ricette Quaresimali

Origine della Quaresima

 

 

La Quaresima fino a tre secoli dopo la morte di Gesù non esisteva.

Non si sentiva la necessità di prepararsi spiritualmente alla morte e resurrezione di Gesù da quaranta giorni prima, non vi era alcuna preparazione alla testimonianza del martirio, nessun digiuno, nessuna penitenza.

L'usanza di iscrivere al libro maestro i credenti cristiani, assolti dai peccati mediante penitenza pubblica, si diffuse solo nel IV secolo. Penitenza che si fermava alla settimana di digiuno che precedeva la Pasqua. In seguito, la chiesa, cercando di convertire quanta più gente possibile al Cristianesimo,  allungò i giorni della penitenza, determinando  la formazione di una quadragesima, che inizia quattro domeniche prima di Pasqua. Da cui la Quaresima, in dialetto quaremma.

Successivamente, considerata la domenica, essendo giorno di riposo, intangibile dalla penitenza, si fissò l’atto penitente al mercoledì precedente. Così il mercoledì diventò giorno di digiuno. Ma ci si chiede, perché proprio quaranta e non 20, 30, o addirittura 50 giorni di penitenza? Sicuramente fu determinante il numero quaranta che si ritrova nell’Antico Testamento. Sembra che  quaranta furono i giorni del diluvio universale, quaranta i giorni che  Mosè passò sul monte Sinai, quaranta furono i giorni impiegati dagli ebrei per esplorare la terra promessa, quaranta furono i giorni di cammino che il profeta Elia impiegò per giungere al monte Oreb, e  quaranta furono i giorni di tempo che Dio diede a Ninive prima di distruggerla. 

Il numero quaranta compare costantemente anche nel Nuovo Testamento. Sembra, infatti, che Gesù trascorse quaranta giorni nel deserto, dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico e quaranta giorni trascorsero dalla sua Resurrezione all’Ascensione al cielo.

Matteo (4,2) ci ricorda che “ Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame” e dopo aver subìto il martirio, si ferma ancora quaranta giorni per parlare ai suoi discepoli, trattenendosi con loro, rassicurandoli di essere lo stesso amichevole e fraterno Gesù che ha cura di loro, si curva per accendere il fuoco e riscaldarli, cucina del pesce per sfamarli, li chiama a mangiare perchè il cibo è già preparato.

Ecco il Cristo che cucina, sfama e usa il cibo come mezzo di comunicazione, non come mezzo di sofferenza, di penitenza, ma come atto divino di fratellanza, di comunanza.

Prima di lasciare per sempre la Madre Terra raccoglie intorno a sé i suoi apostoli e li invita a consumare assieme il desco da lui preparato, come ad invitarli a riflettere sull’atto iniziale della vita, il cibo che ci nutre, per poi trasformare noi stessi in cibo da nutrire.

Nascita, vita, morte e resurrezione di ognuno di noi!

 

 

Ricette quaresimali

 

Pane e sarache per 4 persone:

Ingredienti

4 fette di pane raffermo

4 pomodori da insalata preferibilmente "cuore di bue"

4 filetti di sarago affumicato- “sarache”-

12 olive nere

8 capperi,

2 uova sode

Due cucchiai di sottaceti

olio extravergine d'oliva,

sale.
Preparazione: ammollare il pane  in acqua ed aceto, strizzarlo  con delicatezza e poggiarne una fetta per ciascun piatto. In una zuppiera tagliare a spicchi  i pomodori, aggiungere 2 filetti di  sarago a pezzettini, l’albume d’uovo a fette, i sottaceti ben scolati, le olive denocciolate e i capperi. Condire quindi con olio e sale, rimestare bene e  porli sulle fette di pane. Guarnire con i restanti filetti di sarago affumicato e tuorli d’uovo sbriciolati. Servite con un filo d’olio.

 

 

Orecchiette e cime di rape per 4 persone.
Ingredienti:

400 g. orecchiette

300 g. cime di rape

50 g. olio di oliva

1 spicchio d'aglio

un cucchiaio di mollica di pane

4 filetti di acciughe.
Preparazione:

cuocere le cime di rape in acqua leggermente salata;

nella stessa acqua della verdura, cuocere le orecchiette e scolarle. In alternativa si può cuocere la pasta, versandola a metà cottura della verdura. A parte, scaldare in un padellino l'olio d'oliva e fare imbiondire l'aglio schiacciato, aggiungere i filetti di acciuga e lasciarli disfare (per circa tre minuti). Aggiungere due cucchiai di mollica di pane sbriciolata finemente, far rosolare. Scolare le orecchiette e le cime di rape. Quindi versare il tutto sulle orecchiette e cime di rape. Servire ben caldo.

 

 

Baccalà al zift’

Ingredienti:
500 gr. di baccalà messo a bagno da tre giorni;
un cucchiaio di peperone secco a scaglie
aglio;

olio;
peperoncino;
prezzemolo;
olio di oliva;
sale.

Preparazione:
Preparazione: Lessare il baccalà. A cottura ultimata privarlo delle spine e sfilacciarlo. Soffriggere in una padella  con abbondante olio, aglio e prezzemolo, quindi versare  le scaglie di peperone secco per pochi secondi (zift’). Versare il tutto sul baccalà, aggiungere il piccante e servire.

Sarde arraggiate
Ingredienti
1 kg di sarde
100 g di pane grattugiato
1 cucchiaino d'aceto
olio extravergine d'oliva
origano
sale e pepe
Mettete i pesci diliscati e senza testa a marinare per mezz'ora in olio abbondante sbattuto con aceto, sale, pepe e origano. Ungete una teglia e ponete a raggiera, con le code al centro, le sarde, cospargendole di pane grattugiato. Infornate per 10 minuti a 200°.

I quaresimali

Come dice il nome si tratta di dolcetti che si usa mangiare durante la quaresima.

Per prima cosa occorre preparare la pasta di mandorle

Pasta di mandorle
Ingredienti:

Mandorle sgusciate 1 Kg.

Zucchero a velo 675 gr.

Acqua di fior d'arancio 2 cucchiai

Farina 30 gr.

Pelate le mandorle immergendole per pochi secondi in acqua bollente, passatele più volte al tritatutto in modo che si trasformino in una pasta, a cui unirete lo zucchero al velo, l'acqua di fior d’arancio e la farina. Lavorate a mano o meglio ancora con l’impastatrice, in modo da formare una pasta abbastanza dura. Formate delle ciambelline, canestrelli e delle losanghe, rombi.

Passatele 10 minuti in forno a 160 gradi.

Levatele e bagnate leggermente la superficie dei canestrelli e dei rombi con dello zucchero bagnato.

Cospargete i canestrelli con “i diavolini”(semenzine o codine colorate) e  le losanghe a rombi con la glassa .

Per la glassa

Unite a 350 grammi di zucchero al velo un albume e 3 cucchiai di succo di limone; lavorare con lo sbattitore elettrico in modo da ottenere una bella glassa bianca.

 

Federico Valicenti

Manifesto

Comunicato Orto in Condotta

 

UN “ORTO IN CONDOTTA” A NOCI: IL PRIMO ORTO SCOLASTICO “BUONO, PULITO E GIUSTO” IN PUGLIA

 

 

Giovedì 2 aprile, alle 10.00, presso la Scuola dell’infanzia “Rocco Scotellaro” si terrà la presentazione ufficiale del progetto “Orto in Condotta”.  Grazie ad un Protocollo di intesa, firmato lo scorso 23 gennaio dal Sindaco del Comune di Noci, dott. Pietro Liuzzi, il Dirigente Scolastico del II° Circolo Didattico “F.Positano” Prof. Marcello Ruggieri e il fiduciario della Condotta Slow Food Alberobello e Valle d’Itria Francesco Biasi, il terreno incolto adiacente alla Scuola dell’infanzia “Scotellaro” ospiterà per tre anni un orto scolastico. Il progetto creato da Slow Food nel 2003, sull’esempio degli school gardens promossi da Slow Food USA, ha l’ambizioso obiettivo di trasformare i piccoli studenti in consumatori consapevoli, migliorandone le abitudini alimentari, avvicinandoli ai concetti del cibo “buono, pulito e giusto”, principi cardini su cui si fonda lo spirito dell’Associazione Slow Food.

Non è un semplice appezzamento di terreno da coltivare ma un progetto triennale di educazione al gusto che coinvolge i bambini, la scuola, le famiglie, il Comune, la mensa scolastica, gli anziani: una vera “Comunità dell’apprendimento”. Grazie all'orto realizzato nei pressi della scuola, ai corsi di aggiornamento tenuti da Slow Food per insegnanti e genitori e alle partecipazione delle istituzioni, il progetto vuole far conoscere e salvaguardare i prodotti alimentari del territorio, sostenere percorsi didattici di educazione ambientale e alimentare, favorire lo scambio di esperienze tra generazioni, recuperare e valorizzare il lavoro manuale e la cultura rurale. Grande attenzione è data ai prodotti locali e all'agricoltura biologica. L’ “Orto in Condotta” di Noci entrerà, attraverso una sua pagina all’interno della sezione specifica del sito www.slowfood.it  nella rete nazionale che alla fine del 2008 contava 183 orti in tutta Italia: una rete che, permette conoscenze e scambi di esperienze in occasione delle manifestazioni internazionali organizzate da Slow Food e della giornata nazionale dedicata agli “Orti in Condotta”. Si ringrazia, inoltre, per il patrocinio l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Puglia e segnaliamo, infine, la presenza all'evento della Dott.ssa Angelica Anglani responsabile PO – Educazione Alimentare dell'Assessorato.

 

                                                                                                                      

                                                                                                                Flora Saponari

                                                                                     "Referente per il progetto Orto in Condotta"

                              
  
                              
Foto1

Assemblea Nazionale delle Condotte

 

 

DISCORSO DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “UN PIATTO PER TERRA MADRE” ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE CONDOTTE. Fiumicino 21/03/2009

 

Buongiorno a tutti, sono Adele Ninni e faccio parte della Piccola Tavola della Condotta Slow Food Alberobello e Valle d’Itria.

Dieci anni fa, quando mi sono associata a Slow food, non avrei mai pensato che oggi mi sarei trovata di fronte al nostro indiscusso Maestro Carlo Petrini, al nostro presidente Roberto Burdese ed ad una così nutrita platea, per parlare di un progetto a cui io e tutti i componenti della mia condotta, teniamo particolarmente, un progetto importante legato a TERRA MADRE.

TERRA MADRE oggi è il cuore pulsante della nostra Associazione.

TERRA MADRE ha dato una svolta ed ha conferito identità e dignità a questa Associazione.

TERRA MADRE ha unito tanti tasselli di un grande mosaico fatto di piccoli produttori ed allevatori, di cuochi, di istituzioni e persone comuni. Ha accomunato tutti con l’unico grande intento di preservare la BIODIVERSITA’ del cibo, un cibo che sia BUONO, PULITO e GIUSTO, tre semplici parole che racchiudono un significato profondo.

In occasione dell’ultima raccolta di fondi da devolvere a TERRA MADRE, come tutte le condotte ci siamo organizzati, ma abbiamo deciso di non fare il solito, anonimo pranzo. Conoscendo l’enorme sensibilità e disponibilità dei cuochi di quattro osterie presenti nella nostra condotta, abbiamo fatto quattro pranzi che si sono svolti, contemporaneamente nei quattro ristoranti. Tirando un po’ le somme della giornata e sull’onda delle sensazioni e delle emozioni provate da ognuno di noi, ci siamo resi conto che TERRA MADRE non poteva e non doveva essere per noi un giorno ogni due anni. Così è nato IL PIATTO PER TERRA MADRE.

Quattro fantastici soci ristoratori della condotta, insieme, hanno ideato un piatto che rappresentasse il nostro territorio e che fosse presente, sempre, ogni giorno, nel menù delle loro osterie.

Il piatto è composto da diversi elementi.

I  cavatellucci di grano Senatore Cappelli, una varietà quasi del tutto accantonata a causa della sua bassa resa produttiva.

Il purè di fave bianche, emblema della nostra cucina povera contadina.

I due presidi Slow Food presenti nel nostro territorio ovvero la CIPOLLA ROSSA DI ACQUAVIVA DELLE FONTI ed il CAPOCOLLO DI MARTINA FRANCA.

I pomodorini appesi come è tradizione in Puglia in modo da farli durare tutto l’anno.

Un tocco finale di olio extra vergine di oliva.

Tanti ingredienti estremamente semplici che si uniscono a creare una straordinaria armonia.

La cosa più bella è che tutte queste materie prime fanno solo pochi chilometri dal luogo di produzione a quello di consumo, ma soprattutto che portano impressa la faccia di chi con fatica, ma con straordinaria passione, li ha prodotti, tutti soci della nostra condotta, la nostra comunità del cibo. Una piccola comunità che porge la mano ad altre piccole comunità sparse in tutto il mondo.

Per dare la giusta cornice a questo quadro già di per sé molto bello abbiamo deciso di creare, materialmente, anche il piatto, di ceramica come è tradizione dalle nostre parti dove da secoli fantastici artigiani trasformano la creta informe in bellissime opere d’arte. Il piatto porta il logo di TERRA MADRE , della condotta e dell’osteria ed alla fine del pranzo, resta a chi ha avuto il piacere e la curiosità di ordinarlo come ricordo del suo piccolo, ma grande contributo. Naturalmente tutto il ricavato sarà devoluto alla fondazione di TERRA MADRE.

Penso che ognuno di noi dovrebbe riappropriarsi della propria identità di socio, perché essere socio Slow Food non deve essere una moda o un passatempo durante il quale si mangia anche bene.

La nostra deve essere una CONVIVIALITA’ CONSAPEVOLE.

Prima di chiudere permettetemi di ringraziare Carlo Petrini per essere stato un faro luminoso e per averci indicato una strada da percorrere, permettendo così ad ognuno di noi di dare un piccolo contributo alla salvezza del pianeta.

Ringrazio il nostro presidente Roberto Burdese che, nonostante la sua giovane età ha saputo ricevere un’eredità importante ed ha saputo guidarci saggiamente fino a qui.

Infine permettetemi di fare un ringraziamento particolare al mio fiduciario Francesco Biasi, che ha creduto fermamente, sin dall’inizio, in questo progetto e che da sempre ha avuto la capacità di vedere un po’ più avanti di tutti. A lui il grande merito di aver creato un bellissimo gruppo, molto unito, perché la sua più grande dote è quella di stare dietro le quinte valorizzando le capacità di ognuno di noi.

Vi saluto dicendo: noi ci crediamo in questo progetto,spero che da oggi ci crediate anche voi.

Grazie a tutti.   

 

 

 

 

 

                                                

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